Diario di bordo 28 luglio – 4 agosto 4 Agosto 2013 – Posted in: Diario di Bordo

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Partiti dalla banchina galleggiante di Lipari service, che in questo mese di permanenza alle Eolie ci ha ospitato con grande professionalità e cortesia, per dirigerci verso Silla e Cariddi. 35 miglia per RV 109 ci separano dallo stretto di Messina, magnifica palestra per chi voglia cimentarsi in Mediterraneo con i problemi della corrente, del traffico commerciale e del vento rafficato. A bordo l’emozione cresce, alcuni ragazzi non hanno mai affrontato una navigazione così lunga e complessa, forte la luce nei loro occhi! La rotta che percorriamo era una delle principali vie di comunicazione tra oriente e occidente. Veneziani Greci, Genovesi e Turchi attraversavano il temuto Mar Ionio, poi lo stretto ed infine prendevano rotta verso Ovest per affrontare le colonne d’Ercole oppure verso Nord, dove le numerose isole sparse nel Tirreno erano avamposti militari a difesa dei traffici commerciali.
280 miglia ci separano da Zante, terra dei Feaci, luogo mitico e misterioso. Per raggiungerla dovremo affrontare un tratto di Tirreno meridionale con vento debole e mare piatto. Arriveremo a Capo Peloro, cio’ che è rimasto della terribile Silla Omerica, verso le 20. Attraverseremo lo stretto con 15 – 20 nodi al lasco con mare mosso, influenzato nella sua parte settentrionale da una corrente montante di circa 1,5 nodi. Poi verso le 22 la corrente cala ed inizia una fase di stanca fino a mezzanotte per poi lasciare posto ad una comoda corrente scendente che ci accompagnerà fuori dallo stretto intorno a Mezzanotte.

Questa navigazione stimata risulta corretta, tutto va secondo le previsioni, ci aspettiamo anche colpi di vento scapolando Capo Spartivento e puntualmente arrivano. La morfologia delle due isole, con i rilievi montuosi e i declivi ripidi creano un imbuto dove i venti prevalenti rinforzano fino a trasformarsi in venti catabatici.
Proprio cosi’! Usciti dallo stretto al lasco, mentre ci avviciniamo rapidamente alla costa calabra, decido di abbattere per allontanarmi dalla costa sottovento. Per fortuna che lo abbiamo fatto! Nel giro di trenta secondi un vento rafficato a 35 nodi ci abbatte. È il momento di mettere in pratica le ore di esercitazione sulle mani di terzarolo, via due mani. Il vento è così forte che non riesco a metterla prua al vento, la randa con stecche full batten se non è totalmente scarica non scende, ho bisogno dell’aiuto del motore. Tutto procede con calma e senza panico, però i ragazzi si accorgono dell’effettiva forza del vento!

Proseguiamo al traverso con 25 nodi rafficati, Mare molto mosso in aumento, Oxygene vola a 8 nodi equilibrata.
La notte procede così fino all’alba, poi il vento cala completamente, così come il mare. Tutto previsto, il meteo che avevamo analizzato ci dava tutto questo. Sarà una giornata di bonaccia, santo motore! Procediamo veloci, godendoci questa calma in attesa della notte. Sappiamo infatti che tra circa cinquanta miglia inizieremo ad affrontare un vento forza 6 e un mare 4-5 al traverso, una delle cose peggiori per chiunque vada in mare.
Verso le 19 ci prepariamo, si cena tutti insieme poi tutto viene assicurato, le prese a mare chiuse. Abbiamo cambiato la vela di prua mettendo un fiocco 4 in dacron, tante volte mi ha tolto da situazioni difficili. La randa è stata ridotta con due mani di terzaroli, mentre il vento soffia ancora a forza 4 ed il mare rapidamente cresce.
Si fa buio, la luna sorgerà tardi, ad accompagnare la nostra rotta, il rumore forte e autorevole del mare, ora frangente e confuso, ed il vento che danza sull’attrezzatura , cantando e vibrando.

Alle due di notte, finisce il nostro turno. Siamo divisi in due Gruppi.Uno composto da me Claudia e Alberto,nell’altro ci sono Federica Gabriele e Daniele. Alla fine del nostro turno non è più tempo di randa, ammainiamo tutta vela e restiamo solo con il 4. Scelta tempestiva, subito il vento sale a 37 nodi facendo volare Oxygene sempre sopra i 7 nodi. Ora il Vento non preoccupa più, mentre il mare supera le aspettative. Onde di 4 metri da nord frangono con regolarità costringendo il timoniere a tenerle al giardinetto oppure al mascone.
Alle prime luci dell’alba lo spettacolo è magnifico, mare lungo frangente con onde secondarie ripide e confuse, sotto un vento teso che nebulizza l’acqua, creando un gioco di colori elettrizzante. Mancano ormai 40 miglia, ancora uno sforzo e tra sei ore siamo a ridosso di Cefalonia. Alle 8 un branco di delfini viene a trovarci e ci entusiasma con acrobazie sui grossi cavalloni blu. Restano con noi per una buona mezz’ora poi proseguono per la loro strada, senza preoccupazioni, il vento e il mare li accarezzano benevolmente.
C’e’ foschia, riusciamo a vedere terra solo a quindici miglia. Le ultime miglia sono sempre le più dure, la stanchezza la voglia di arrivare. Così approfittiamo del mare ormai calato a forza tre e del vento sui 15 nodi, per riordinare la barca. Oxygene è rimasta completamente asciutta, ma la rete di contenimento dei libri si è sganciata, creando disordine e caos.

Così pulizie, il tempo passa rapidamente, è ora di pranzo e cucino una bella carbonara in pentola a pressione.
Siamo ora tra Cefalonia e Zante, dobbiamo decidere dove andare. Alla fine facciamo qualche miglio in più e arriviamo nella magnifica baia di nikolaos. Troviamo un posto libero in banchina, all’inglese, sotto un vento rafficatissimo. cime a terra! Primi passi sulla terra ferma il sorriso sui volti salati di tutti noi.