Diario di bordo 7-14 Luglio 2013 16 Agosto 2014 – Posted in: Diario di Bordo

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re 19:30, arriva l’aliscafo da Napoli, scendiamo di corsa dal bar Ingrid, in cima al paese di San Bartolomeo, Stromboli, dove al tramonto e’ bello leggere, scrivere o semplicemente pensare. Ora però dobbiamo andare, una nuova settimana sta per cominciare insieme a Simona e Maria.

Lunedì mattina si parte, rotta su Panarea, non prima però di aver salutato la sciara del fuoco. Parete nera e verticale, apparentemente senza vita, ostile all’uomo, eppure così intensa da catturare lo sguardo e stringere il cuore. Subito dietro punta chiappa, il piccolo insediamento di Ginostra, il “porto più piccolo del mondo” come dice una targa consumata dal mare. Qui la vita è quella di una volta, pochi collegamenti con il mondo, l’elettricità non è scontata e forte è la presenza del vulcano. Salutiamo questa meravigliosa isola e iniziamo la navigazione a vela. Oggi inizia la prima lezione di vela, propiziata da una bella brezza da NO, come sovente avviene tra queste isole.  Maria non si sente bene e cerca di riprendersi, così Simona si sorbisce tutta la manfrina. Armo e disarmo, le vele, nomenclatura, sopravvento e sottovento, orza cazza puggia e lasca. Se la cava egregiamente, grande Simo!

Arriviamo vicino Panarea, dove si estendono le sue meteore. Basiluzzo, Dattilo,  lisca bianca e lisca nera. Proprio qui gettiamo l’ancora, su un fondale basso e sabbioso, che conferisce all’acqua un incantevole color turchese, raro da queste parti.

Intanto Maria, ripresasi, si fa “perdonare” per l’assenza alla prima lezione, preparando una magnifica insalata sotto l’ombra del prezioso tendalino.

Un po’ di riposo e via verso l’ancoraggio notturno, cala Junco, a SE di Panarea. Splendido anfratto buon tenitore. Pareti frastagliate e verticali, sovrastano due spiaggette di ciottoli. Sulle sue alture, un insediamento risalente all’eta’ del bronzo, portato alla luce recentemente. Sono evidenti la divisione degli spazi abitativi e la fortificazione a difesa della comunità.

Ultimata la visita, proseguiamo la navigazione intorno all’isola, tutto a vela. Oggi mettiamo in pratica i concetti di orzata e puggiata, regolazione delle vele, accenniamo le andature e la virata. Le ragazze iniziano a prendere confidenza con il timone, mentre i verdi pendii scoscesi, interrotti da solchi profondi, accompagnano questa veleggiata pomeridiana. Decidiamo di sfruttare il vento al traverso di 15 nodi per scendere verso Salina, dove arriviamo un’ora e mezza dopo. Entriamo nel piccolo porticciolo di Santa Marina Salina, da poco costruito, funzionale e ben ridossato dai venti prevalenti. Unico difetto… È molto caro! Del resto abbiamo bisogno dell’acqua, da queste parti più preziosa del gasolio e poi una passeggiata a terra ci farà bene.

Il tempo di prepararsi, poi aperitivo nel piazzale del porto, passeggiata alla ricerca di un buon arancino.

Le vie sono molto graziose, ma non c’e’ gente e di arancini manco l’ombra. Alla fine ci fermiamo in un baraccio. Mangiamo male e beviamo peggio, torniamo in barca stanchi e un po sconsolati, ci rifaremo domani, alle cantine Fenech.

Ci alziamo di buon ora, colazione veloce poi alla ricerca del bus, troppo tardi prendiamo un taxi e il tipo ci spiega che Salina è divisa in tre comuni, con tanto di sindaci, giunte e assessori… vabbe’! Scendiamo alla cantina, in località Malfa, ci accoglie Lorenzo, figlio del proprietario. Ragazzo sveglio, simpatico. Ha quindici anni, ci fa fare il giro della cantina e ci spiega a modo suo i processi produttivi, poi degustazione. La malvasia è molto buona, i tozzetti che l’accompagnano ancora di più! Usciamo dal punto vendita carichi di buste, nuovamente alla ricerca del bus. Riusciamo a intercettarlo questa volta, 2,40 euro a testa e siamo di nuovo in barca pronti a partire. Maria, ormai nominata cuoca di bordo, ci prepara una magnifica caponata, la ricetta gliela faremo pubblicare presto sul nostro sito!

Si parte, solita brezza pomeridiana da NO e via…giro dell’isola e poi verso Lipari. Navighiamo al tramonto, la luce rossa di un sole caldo e stanco, si riflette sulle bianche pareti della montagna ferita dalle cave di pomice. Intanto si inizia scorge il paese, con il monastero ed il castello a dominare il versante orientale dell’isola più grande dell’arcipelago.

Ci ancoriamo sotto la rocca, il tempo di mangiare qualcosa e poi tutti a ninna!

[mk_padding_divider size=”20″][mk_blockquote style=”quote-style” text_size=”18″ align=”left” font_family=”none”]Giovedì, si parte verso le solfatare di Vulcano. Prima di ancorare…vela, vela, vela. Dobbiamo infatti recuperare i giorni di bonaccia e approfittare di questo splendido respiro siciliano. Ancora timone e regolazione delle vele, abbiamo introdotto l’abbattuta e la messa a punto delle vele.[/mk_blockquote][mk_padding_divider size=”20″]

Maria e Simona si alternano al fiocco e alla ruota, raggiungiamo l’ancoraggio nel porto di Levante, lo farà Simona, le ho spiegato qualche piccolo segreto, speriamo le serva. Tutto va bene, l’aiuto un po’ con la gestione del motore, ma complessivamente sono soddisfatto. Maria si è occupata della catena, supervisionata da Fede.

Scendiamo a terra carichi di aspettative, ma restiamo delusi. Il paese, se così lo vogliamo definire, è lo spettro degli anni d’oro, quando il turismo di massa alla ricerca dei fanghi e del benessere aveva spinto a costruire mega strutture lontane dall’architettura eoliana. Oggi queste strutture sono vuote e abbandonate, non esiste un tessuto sociale al di la’ del turismo, solo metri cubi di cemento che feriscono quest’isola così particolare. Ero stato qui tanti anni fa e non la ricordavo affatto così, e’ cambiato il posto o gli occhi che guardano?

Sono convinto però che l’isola ha bellezze da offrire, così iniziamo a circumnavigarla e scopriamo sul versante meridionale, una splendida insenatura, poco prima di Gelso, dove si distende una spiaggetta, proprio sotto un bel vigneto di malvasia. Certo, ad attrarci è anche il baretto caraibico che domina la spiaggia! Ancoro, verifico la tenuta e poi via a terra, birretta fredda e due chiacchiere con il barista.

Nel pomeriggio risaliamo la costa di ponente, Fede prova a pescare ma niente!

Per fortuna c’e’ Maria, che con la carne, le uova i pistacchi e le prugne presi in una macelleria di Vulcano, tira fuori un polpettone incredibile! Si sa che la cucina della mamma è sempre la migliore, ma questa volta…sono un po’ combattuto.

Ormai siamo alla fine della settimana, domani, sabato, sarà l’ultimo giorno di vela e le ragazze dovranno dimostrare di aver imparato la conduzione base di una barca a vela d’altura. Ci alziamo di buon ora, faccio un breve riassuntino  poi fuori dal porto. Oggi faranno tutto Maria e Simona, io e Fede faremo manovalanza!

L’issata delle vele va bene, ora è tempo di manovrare. Chiedo a entrambe di fare due 360* partendo prima mura a sinistra e poi a dritta. Questo esercizio è incredibilmente completo, controllo del timone, comprensione del vento e regolazione delle vele, senza perdere di vista l’ambiente circostante ed i sui pericoli.

Iniziano le difficoltà, c’e’ poca aria ed è difficile capire da dove viene il vento.

Alla fine ci riescono entrambe, superati alcuni momenti nel pallone e con qualche incitazione.

Il corso è finito, giorni trascorsi insieme in uno spazio limitato e innaturale. Molti impazzirebbero, invece è andato tutto alla grande, per Simo è stata una conferma dell’amore per il vento il mare e le vele, per Maria una fantastica scoperta che spero coltiverà.

Domenica mattina, è l’alba, ultimi saluti, la nave parte verso il ritorno, una nuova settimana tra poco inizierà quando e’ ancora presente la nostalgia delle persone lasciate!