Diario di bordo 19-25 Luglio 3 Agosto 2015 – Posted in: Diario di Bordo – Tags: diario di bordo; oxygenesail; corso di navigazione d'altura; vela; montenegro
Diario di bordo dal 19 al 25 luglio
Domenica 19
Giornata torrida a Brindisi. Il sole alto scalda l’imponente bacino portuale pugliese che al suo interno, alle spalle del forte di San Nicola, accoglie il Porticciolo turistico.
Una marina ben protetto, attrezzato e pulito. Oxygene si riposa in pontile, aspettando le sue nuove allieve, che puntuali arrivano con il bus delle 20.30. Il lungo viaggio da Roma non ha smorzato l’entusiasmo per la vacanza sportiva che le attende. Ognuna con il proprio carico di stress per il duro lavoro cittadino finalmente finito, inizia a sistemare la propria roba, mentre butto la pasta per la prima cena a bordo di Oxygene.
Lunedi 20
Sveglia alle 08.00, colazione al bar e poi via con il primo approccio alla vela. Nomenclatura, armo, attrezzatura di coperta, qualche indicazione sull’ormeggio e verso le 10.30 siamo fuori del porto.
Lo specchio d’acqua è perfetto. Sempre vento teso e costante da Nord, mare poco mosso, la randa sale al vento, seguita dal fiocco.
Le ragazze sono sveglie, per nulla intimorite da un ambiente poco familiare e dal cosiddetto assetto variabile. Ognuna si occupa di una manovra e piano piano iniziano a prendere confidenza con il timone e le vele.
Oxygene non si fa pregare e non è clemente, ogni errore al timone e alle vele glielo fa notare. Si sa, il primo giorno il dialogo non è subito fluido, bisogna imparare a capirsi, a parlare la stessa lingua.
E così Prima Chiara, poi Fabrizia, Marta e Ludovica fanno la loro comparsa al timone cavandosela piuttosto bene. La barca finisce spesso nell’angolo morto, il timone si muove bruscamente, le vele vengono un po’ maltrattate, ma Oxygene non si arrabbia, anzi, le parla dolcemente le fa capire dove sbagliano e dopo quattro ore di esercizi e di manovre, si intravede un po’ di dolcezza alla ruota e le scotte sono più reattive.
Le ragazze sono entusiaste ma anche stanche e accaldate, affido la barca a Ludo, getto la cima in acqua e via con il loro primo bagno alla traiana! Risalite a bordo, metto la barca in cappa filante e le faccio riposare un po’ mentre la pasta si cuoce in pentola a pressione.
Rientriamo per le 16, stanchi ma soddsfatti.
Martedì 21
In attesa di Claudia, trattenuta a Roma da impegni improrogabili, dedichiamo la giornata alla logistica. Prima cosa cambusa.
Il market del porto è piccolo e caro come una gioielleria, quindi le ragazze vanno con l’autobus al supermercato, Fabri rientra con la spesa accompagnata da Salvatore mentre il resto della ciurma rientrerà con il bus.
Check al motore, gasolio, verifica delle dotazioni di bordo e riposo. Alle 19.30 prepariamo la barca per la lunga navigazione che ci porterà in Montenegro.
Tutti i carichi pesanti ben assicurati, zattera pronta all’uso, stivaggio organizzato perfettamente e teli antirollio armati.
Tutto è pronto, quando Claudia sale a bordo con un sorrisone che non può che essere di buon auspicio alla navigazione.
Partiamo subito, mangeremo in navigazione la pasta già preparata.
Sapevamo che il meteo non era molto favorevole. 20 nodi in faccia e mare in aumento. Invece fin da subito, Eolo è clemente, concedendoci una bolina stretta ma veloce e Tritone ci culla in un mare poco mosso e costante.
Ad ogni rinforzo di vento,procediamo con una mano di terzaroli, quando cala riandiamo su. Durante la notte, come mi aspettavo e volevo, le ragazze cedono e vanno a riposare sottocoperta, tranne Claudia e Fabrizia che pur sonnolenti e rintronate, eseguono senza errori e titubanze gli ordini impartiti.
Una navigazione veloce ci consente di guadagnare quattro ore sulla tabella di marcia, alle 6:30, con mare calmo e senza vento, accendiamo il motore ed io mi vado a riposare.
Neanche il tempo di buttarmi in branda che grida di giubilo attraggono la mia attenzione, e vedo al centro del pozzetto le ragazze con dei sorrisi indescrivibili, tutte girate verso dritta.
I delfini hanno salutato l’entrata di Oxygene in Montenegro e con essa il suo giovane carico estasiato.
utta in acqua lenza ed amo e tira su dopo mezz’ora un tonnetto da due kili che ci cucina al carpaccio e ai ferri la sera.
Quando finalmente alle tre di notte riusciamo a spengere il motore, ci godiamo una notte buia di una luna calante, sotto un cielo stellato e una brezza sostenuta da ponente.
Arriviamo a Budva verso le 14.30 di Mercoledì 22 luglio per espletare le procedure d’ingresso.
Ci accoglie un tipo improbabile alla dogana, senza scarpe, piedi sul tavolo che con aria scherzosa, ma non tanto, pretende vino italiano e succhi di frutta per il figlio li presente.
Mi è capitato altre volte di accompagnare l’ingresso in dogana con piccoli doni, soprattutto in Africa, ma è sempre stato uno scambio di cortesie e mai una pretesa. Alla fine gli abbiamo dato una boccia di vino pugliese e siamo usciti con la lista equipaggio timbrata.
Il secondo step è alla polizia.
Un giovane poliziotto ci attende serio, educato e professionale, in pochi minuti ci da l’ok ma ci spiega che la capitaneria è chiusa e dobbiamo aspettare il giorno seguente. Un po’ rammaricati, non ci guastiamo la prima sosta a terra e ci rifugiamo in un incantevole localino specializzato in succhi di frutta veri.
Anche se il borgo antico è meraviglioso, capiamo da subito che ci troviamo in una “Rimini” Montenegrina.
Musica a palla, caos e una certo quantitativo di coatti.
Rientrati in barca, docciati e puliti, prendiamo un taxi per andare in un ristorante di carne consigliatoci dalla tipa dei succhi. Si chiama Kozina e sembra un fast food, ma l’atmosfera ci piace, il cameriere pure e la cena si rivela veramente ottima e abbondante spendendo solo dieci euro a testa. Rientriamo allegrotti a piedi e ci buttiamo come bambini impazziti, tra le giostre della città.
Auto a scontro, biliardino, tiro a segno, e pure lancio a canestro. Quest’ultimo è affidato alla nostra migliore tiratrice, Claudia, nella speranza di conquistare una bottiglia di rum, 11 canestri su 11!!! Ce la puoi fare, daje, daje, daje! Niente da fare!
insomma non ci facciamo mancare niente. Ma ad un certo punto, a tutti manca il silenzio del mare, la pace che solo la barca a vela può regalare.
Andiamo a dormire con questa voglia di allontanarci da li e scoprire il vero Montenegro.
Boschi, montagne e fiordi, protetti e custoditi da antiche fortezze e muraglioni, un tempo solide minacce per il marinaio forestiero, oggi incredibile spettacolo del genio umano.
Giovedì 23
Alle nove in punto vado insieme a Fabrizia, ormai delegata alle relazioni doganali, davanti un palazzetto sgarrupato, con panni stesi, intonaco cadente e porta chiusa.
È l’ufficio dell’harbourmaster, ultimo step prima di ottenere la vignetta, bollo necessario per navigare in regola nelle acque montenegrine.
Nonnostante l’orario affisso sulla porta, l’uomo si presenta alle 10.30 ci dice che la vignetta costa quaranta euro ma per via delle tasse ne dobbiamo pagare sessanta.
Ci consegna un foglio ufficiale dove c’è scritto il costo della vignetta e poi a penna la dicitura “+tax”. Con tutti i nostri dubbi e con spirito spazientito e combattivo, andiamo all’ufficio del marina privato per fare le fotocopie richieste, chiediamo spiegazioni, ma non avevamo dubbi, loro confermano la versione. Torniamo dall’harbourmaster, paghiamo e ce ne andiamo finalmente da Budva,
Rotta prima a sud, per un bagno a Sv. Stephan in attesa che salga il vento.
Piccolo borgo su una penisola, l’acqua è meravigliosa e un lungo bagno ci proietta in un nuovo stato d’animo.
Ripartiamo un po scoraggiati dal vento mancante, ma dopo un miglio si inizia ad alzare un bel vento di tramontana, via il tendalino, asciugamani e cianfrusaglie, ordine sotto coperta e su le vele.
Viene fatto tutto rapidamente e dopo dieci minuti il motore di Oxygene si placa, lasciando il posto al vento tra le sartie, al fruscio del mare sulle murate e al rumore delle manovre continue e confuse.
Già, sono poche ore che non si veleggia ma le ragazze sembrano confuse e distratte, servono contromisure efficaci. Sfrutterò questo vento fresco e crescente per allenarle sulle mani di terzarolo. Ognuna di loro va al timone, tre virate, prima mano di terzarolo, seconda mano di terzarolo, via seconda mano, via prima mano, tutto impartendo ordini precisi.
Gli sguardi sempre più stanchi, anche un po spazientiti ad ogni nuovo ordine, ma piano piano si vede un po di coordinazione tra di loro, gli ordini vengono impartiti in modo più chiaro e deciso, le manovre sono più veloci rendendo questa manovra fondamentale per chi va in mare, naturale e sicura come deve essere.
Terminiamo la nostra giornata velica a Bigova, una profonda insenatura selvaggia, silenziosa e senza nessuno, quello che volevamo. Dopo la fatica di giornata, ci aspetta un cenone.
Le ragazze hanno preso gli spiedini,così mi metto a preparare il barbecue, ma prima insieme a Ludo, vado nel bosco a fare legna!
Nel giro di mezz’ora la brace arde, gli spiedini profumano l’aria e qualche birra accompagna le chiacchiere allegre di questo gruppo di amiche diventato equipaggio.
Venerdi 24
Si parte di buon ora,come d’abitudine, la partenza è rigorosamente a vela, al timone Fabrizia, a prua Marta e Chiara, Claudia alle drizze e Ludo alla randa.
Fabri è indecisa ma alla fine riesce a issare le vele e poi salpare l’ancora. Poca aria, ci vuole concentrazione per uscire dall’insenatura, tanti bordi, tanta pazienza, non tutti ce l’hanno a bordo!
Alla fine molla tutto e procediamo a motore fino alle Bocche di Cattaro dove il vento gira rinforza e ci permette di varcare la linea di difesa a vele spiegate di bolina stretta!
Ci ancoriamo per pranzo a Uvala Mirista, sotto il forte meridionale, ridossati dalla piccola isola con il monastero benedettino.
Ripartiamo verso le 16.00 per dirigerci direttamente a Kotor.
Sembrava un pomeriggio di piattume, invece come capita spesso nelle bocche, il vento scende dalle alture con salti incredibili di direzione ed intensità, ora ci vuole attenzione e peli sullo stomaco, il cumulonembo si avvicina carico di acqua e vento, ma questa volta non voglio fargli ridurre la velatura in anticipo, voglio vedere come se la cavano in condizioni difficili.
Passata Tivat entriamo nello strettissimo Kotorski channel, il vento salta e poi arriva. Una pioggia battente accompagnato da 25 nodi di vento di bolina stretta, l’attrezzatura scricchiola, si tende, Oxygene si piega, accelera, è il momento di ridurre, Marta all’albero si muove come lo facesse da sempre, le altre la seguono con naturalezza, nonostante la pioggia, il vento battente e le manovre continue tra stretti passaggi, regna la calma e la concentrazione.
Passiamo il canale, passa anche il groppo, tutto tace, sui volti delle ragazze regna la soddisfazione di veleggiare tra questi monti imponenti ricoperti di boschi, filando su di un mare scuro, ma calmo e amico.
Alle 18.30 siamo in banchina, sotto le storiche mure difensive di Kotor, che ne chiudono le creste ripide.
Ora il tempo di brindare, poi in città per un giro in relax, birra alla ricerca di una connesisione gratuita e poi, rientrando in barca, vedendo una passerella messa li per le sfilate del giorno dopo, la ciurma mi costringe a sfilare per loro! E riprendono il misfatto, speriamo non mi vogliano ricattare!!
Domani la visita alle mura e l’esplorazione del fiordo inaugureranno la seconda settimana a bordo di Oxygene.